Edicola S.Gaetano

La nomina di Domenico Maria Giuseppe LoJacono, nato a Siculiana nel marzo del 1786, della Congregazione Teatina, a Vescovo di Girgenti il 17 giugno 1844 e la presa di possesso delle funzioni il successivo 8 agosto dello stesso anno, contribuirono alla ‘incremento e diffusione del culto verso San Gaetano da Thiene (Chieti), nella zona di competenza della Diocesi di Girgenti. Dopo la morte del vescovo monsignor Ignazio Montemagno, infatti, il regnante Papa Gregorio XVI, con bolla del 25 maggio 1844, riordinò i territori delle Diocesi dell’Isola creandone quattro nuove, a discapito dell’estensione delle precedenti. La sola Diocesi di Girgenti subì un decremento di circa “60.000 anime”; anche se, all’epoca ne rimasero circa 220.000.

Lo stesso Papa, nel concistoro del 17 giųgno 1844, dichiarò successore del Montemagno, quindi Vescovo di Agrigento, il dottissimo P. Domenico Maria Giuseppe Lo Jacono, preposto generale di Girgenti e dei teatini , consultore delle sagre congregazioni dei Vescovi e regolari dell’Indice, esaminatore del clero della camera apostolica e de’ vescovi e regolari, dell’Indice esaminatore del clero romano e de vescovi, nonché dottore in sacra teologia.

La congregazione dei Teatini era stata fondata nel 1524, da S. Gaetano da Thiene (1 ottobre 1480-7 agosto 1547), patriarca de’ Chierici regolari, patrono e apostolo della divina provvidenza e da GianPietro Caraffa. Quando il titolo di ‘chierici regolari’ fu assunto anche da altri istituti religiosi, la Congregazione aggiunse il nome di “Teatini”, da Theate, appellativo latino della città di Chieti.

La naturale missione del Pastore agrigentino ed il decremento territoriale subito, spinsero ad incrementare ancor di più l’azione pastorale ed il culto al Santo della Congregazione di appartenenza. In diversi Comuni della zona si registrarono segni evidenti della diffusione del culto verso il Santo teatino (Vds. Agrigento, Cianciana, Naro, Favara). Con la successiva soppressione degli Enti ecclesiastici e l’acquisizione dei beni di pertinenza, vennero meno sia l’impulso diffusivo dall’alto che le spinte aggregative dalla base.

In tale cornice storica si inseriscono le notizie della tradizione orale relative all’edicola votiva di San Gaetano. Secondo la ricostruzione fatta dal nostro esperto Biagio Rinaldi, essa sarebbe stata costruita, all’epoca, dal sig. Vincenzo Bonanno, padre di Francesco, che -nei primi anni ’50- in occasione dell’esecuzione di lavori di ammodernamento del frantoio, ivi -allora- esistente, sarebbe stata rinvenuta la statua con l’effigie del Santo.

La presenza della statua nel sito avvalorerebbe l’ipotesi avanzata dall’altro nostro esperto, Tito Vasco, circa la passata presenza, in zona, di un cenobio (piccola Comunità di monaci aderenti alla stessa regola), poi dissoltosi, a seguito dello scioglimento di tutti gli enti e corporazioni religiose, per effetto del Regio Decreto nr. 3036 del 7 luglio 1866 ,emesso in esecuzione della legge del 28 giugno 1866, nr. 2987, e -ancor di più- a causa della L. nr. 3848 del 15 agosto 1867 che sancì la liquidazione di tutti i beni dell’Asse ecclesiastico. Tali norme furonoindicate come “eversive” e si ritennero la ovvia conseguenza di un disegno politico apertamente anticlericale, già delineato con le leggi Siccardi (leggi del Regno di Sardegna, precisamente la nr. 1013 del 9 aprile 1850 e la nr. 1037 del 5 giugno 1850 ccon le quali fu proclamata la separazione tra lo Stato e la Chiesa  ed aboliti i privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico, allineando la legislazione sardo-piemontese a quella di altri stati europei.).

Al di là, comunque, dei riferimenti storici va sottolineato come l’edicola sia attualmente tenuta decorosamente e con attenzione e cura, per cui va fatto un plauso alla o alle persone che si prendono cura di essa.

 

 

Statua S.Gaetano (Foto di Salvatore Viccica)