25 lug.1943

Momenti cruciali del 25 luglio 1943.

Entrati nel salotto, “Il re” -racconterà Mussolini- “passeggiava su e giù nervosamente, con le mani dietro la schiena e capii subito che era in preda ad estrema agi­tazione. Dalla borsa di pelle che avevo portato con me tolsi i documenti che riguardavano la seduta del Gran Consiglio e feci l’atto di porgergli quello che conteneva l’o.d.g. di Grandi.

Interruppe a metà il mio gesto: ‘Non occorre; il voto del Gran Consiglio è tremendo. Voi non potete certo illudervi sullo stato d’animo degli italiani contro di voi. In questo momento siete l’uomo più odiato d’Italia: potete contare su un solo amico che avete e che vi rimarrà sempre: io’.

Durante questo colloquio, che non era durato più di 10 minuti, eravamo rima­sti in piedi. Al termine di questa professione di amicizia, il Re mi accompagnò alla porta e nel salutarmi mi prese con entrambe le mani la destra e me la strinse a lun­go, così”.

Mussolini se ne va. Scende la scalinata e si avvia verso la sua auto. Il suo fido autista, il maresciallo Ercole Boratto, non c’è; è stato allontanato e sequestrato in una sala della villa; gli hanno tolto la pistola. Accanto all’auto c’è invece un capitano dei carabinieri, Paolo Vigneri, che, sull’attenti, gli dice, solenne  “Duce, in nome di Sua Maestà il re vi preghiamo di seguirci per sottrarvi ad eventuali violenze da parte della folla”. Mussolini allarga le mani nervosamente serrate su una piccola agenda e con tono stanco, quasi implorante, risponde: ‘Ma non c’è bisogno!’. Il suo aspetto è quello d’un uomo moralmente finito, quasi distrutto: ha il colorito del malato e sembra persino più piccolo di statura.

‘Duce – dice il capitano Vigneri – io ho un ordine da eseguire’. ‘Allora, seguitemi’ risponde Mussolini e fa per dirigersi verso la sua macchina. Ma l’ufficiale gli si para dinnanzi: ‘No, Duce, bisogna venire con la mia macchina’. L’ex capo del governo non ribatte altro e si avvia verso l’autoambulanza, col capitano Vigneti alla sua sinistra; segue De Cesare, con a fianco il capitano Aversa. Dinnanzi all’autoambulanza Mussolini ha un attimo di esitazione, ma Vigneri lo prende per il gomito sinistro e lo aiuta a salire. Siede sul sedile di destra.

Sono esattamente le ore 17,30. Dopo, sale De Cesare e si mette a sedere di fronte al suo capo. Quando anche i sottufficiali e gli agenti si accingono a montare, il Duce protesta: ‘Anche gli agenti? No!’. Vigneri allarga le braccia come per fargli capire che non c’è nulla da fare e, rivolgendosi deciso ai suoi uomini, ordina: ‘Su ragazzi, presto!’. Anche i due capitani salgono. Nell’autoambulanza ora si è in dieci e si sta stretti. Il questore Morazzini si avvicina e, prima di chiudere la porta dall’esterno, avverte che si uscirà da un ingresso secondario e che un famiglio accompagnerà l’automezzo sino all’uscita. La macchina si muove, mentre l’autocarro con il plotone dei cinquanta carabinieri rimane fermo. Ormai non c’è più bisogno di loro”. Uscita dalla villa, l’autoambulanza parte a tutta velocità.

“Mussolini” continua la relazione dei carabinieri “aveva l’aspetto abbattuto; era silenzioso, non alzava gli occhi da terra”. Alle sei e mezzo l’autoambulanza si ferma nel cortile della caserma Podgora in Trastevere. Nella sala del circolo ufficiali Mussolini rimane più o meno un’ora; poi qualcuno dice al capitano Vigneri di riprendere l’autoambulanza e di trasferirsi alla caserma degli allievi ufficiali dei carabinieri in via Legnano. Sono le sette di sera. L’operazione è terminata.

Mezz’ora prima Vittorio Emanuele Orlando, ottantatre anni, vecchio uomo politico, prima ministro, poi presidente del consiglio dal 1917 al 1919, ha finito di scrivere il testo di due dei tre messaggi che la radio dovrà trasmettere appena possibile. Il terzo è il proclama di Badoglio.

Alla’EIAR di Via Asiago, alle 22.53, Titta Arista legge, con tono solenne, i tre comunicati. Il primo è quello che annunzia le dimissioni (non l’arresto) di Mussolini. Dice Arista:  Attenzione, attenzione” e poi:  “Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza il cavaliere Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato Sua Eccellenza il cavaliere maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”. Seguono le note della Marcia reale.

 

Canberra Times press

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